Intervista esclusiva a Elda Alvigini: “Stefania? Ha tutto quello che io non ho”
Scritto da Beatrice Manocchio il Maggio 1, 2025
Ironica, intensa e sempre autentica, Elda Alvigini è una di quelle attrici che non passano inosservate. Volto noto del cinema, del teatro e della televisione, ha saputo costruire una carriera solida e versatile, senza mai rinunciare alla sua identità. Dietro ogni ruolo, c’è una donna consapevole, appassionata e profondamente legata alla verità delle emozioni. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le sfide del mestiere e il suo sguardo sul presente, attualmente impegnata sul set I Cesaroni Il ritorno, ma anche verso un verso un futuro ricco di progetti.
Elda Alvigini, l’intervista: il ruolo di Stefania, il ricordo di Antonello Fassari e nuovi progetti
Partiamo dagli studi, ho letto che si è laureata in lettere moderne con una tesi sulla figura della donna nel cinema Antonioni, perché ha scelto proprio questo argomento con focus femminile?
In realtà viene dai miei studi universitari, quando arrivò il momento di scegliere l’argomento della tesi non ebbi dubbi: L’IMMAGINE DELLA DONNA BORGHESE NEL CINEMA DI ANTONIONI. Il professor Aristarco me l’ha fatto amare e poi la cinematografia di Antonioni mi ha fatto pensare come sia con lui che viene introdotta una nuova immagine femminile, non solo fisicamente.
L’Italia passa dal Neorealismo delle maggiorate del dopoguerra- dove le donne rappresentano con la loro prosperità fisica, l’uscita del nostro Paese dalla fame- ad attrici più snelle, asciutte, e tormentate. Quello che volevo mettere a fuoco era il passaggio dai “bisogni” alle “esigenze”, con Antonioni siamo in pieno boom economico degli anni ’60, i bisogni materiali sono ben soddisfatti, ora ci si può rivolgere all’interiorità, alle esigenze appunto.
In virtù della sua esperienza formativa e professionale, come crede sia cambiata la figura femminile all’interno del mondo cinematografico nel corso degli anni?
Oggi le donne sono in ogni ruolo del mondo cinematografico: produttrici, sceneggiatrici, registe, anche il reparto della fotografia vede molte DOP donne, così come quello della fonica, per non parlare delle montatrici. Anzi direi che forse ci sono ruoli in cui non vedo mai uomini come quello della segretaria di edizione. Oggi ci sembra normale, ma per le donne è stata dura conquistare categorie da sempre di esclusiva maschile. Oggi quello che riscontro da attrice donna, è più che altro la difficoltà a farsi accettare come regista o sceneggiatrice, soprattutto in Italia. Diciamo che sono prevenuti, oppure pensano che abbia smesso di fare l’attrice, ma l’idea che una donna possa essere attrice, regista ed autrice contemporaneamente, è ancora difficile da accettare. C’è chi ci riesce, come Valeria Golino grande attrice e regista bravissima, forse l’unica che davvero riesce a continuare a fare l’attrice e la regista di prodotti di altissima qualità. Nel mio piccolo sono riuscita a scrivere e girare un documentario sulla fotografia “Storia romantica della fotografia”, grazie a un uomo che ha creduto in me: Mauro Meconi mi ha chiamata a scrivere l’idea e il soggetto e poi ha partecipato con la sua produzione-La MV PICTURES- al bando del Ministero della Cultura. Quando mi ha detto che avevamo vinto e che se me la fossi sentita avrei potuto scrivere la sceneggiatura, per me è stato un vero sogno. Poi insieme ad Elisabetta De Carlo, ho avuto anche la fortuna di fare il mio primo lavoro da regista. Il documentario è stato acquistato dalla RAI, e spero lo mandino presto in onda.
Chi sono per lei le DONNE DI OGGI?
Le partigiane ancora vive, le sopravvissute ai campi di concentramento che cercano di raccontare la Storia, perché non si dimentichi, perché non si ripeta, e contemporaneamente dicono alle donne di oggi che bisogna essere coraggiose si, ma anche leali. Guardo con ammirazione tutte le nonne di oggi, senza l’aiuto delle quali molte coppie non potrebbero permettersi un figlio. E mi piacciono molto tante giovanissime che lottano per un futuro migliore, per una nuova idea di amore, libero dalla vecchia stereotipata famiglia, che poi è solo una parola, e ognuno può crearsi la sua, come più gli piace. A leggere i giornali o a sentire i telegiornali, la famiglia è anche il luogo più pericoloso che c’è, e non parlo solo dei femminicidi, ma anche dei vari casi efferati di cui giornali e talk show parlano ahimè ormai ogni giorno. Per cui W le nuove generazioni che avranno rapporti più sani e più liberi, se avranno il coraggio, come sembra, di liberarsi di vecchi stereotipi borghesi e cattolici.
I Cesaroni- il ritorno
Molte generazioni sono cresciute a Pane e Cesaroni ed ora siamo tutti in attesa del Grande ritorno. Il personaggio di Stefania è ricco di sfaccettature: lavoratrice, mamma, donna Alfa. Nell’interpretarla si è ritrovata in lei?
Stefania ha, e ha avuto tutto quello che io non ho: un grande amore, un’amica leale, un figlio quand’era molto giovane che però non le ha impedito di fare carriera. Poi, come spesso succede, l’uomo che credeva l’amasse l’ha lasciata, e per chi ha visto l’ultima serie, era molto arrabbiata e cinica. In realtà il personaggio di Stefania ha insegnato ad Elda moltissime cose, da attrice le ho regalato la mia battuta pronta, e ho cercato di fare del mio meglio, per interpretare una donna molto reale, vera.
Cosa l’ha spinta a tornare? E cosa dobbiamo aspettarci da questo ritorno?
Ora stiamo girando “Il Ritorno” sono passati più di dieci anni dall’ultima serie, e sono passati anche per la nostra Stefania, che non avrei alcun motivo di abbandonare, anzi anche io come voi voglio sapere: come sta oggi Stefania? Che lavoro fa? Ha un nuovo amore? O è tornato suo marito? E lei lo riprenderebbe a casa? Mi diverto molto ad interpretare Stefania, e credo che ne vedrete delle belle!
Come ha detto Matteo Branciamore, Antonello Fassari se ne è andato proprio quando stavate tornando. Qual è il ricordo che porta nel cuore legato a Zio Cesare?
Antonello era una persona buona, e questa è la prima cosa, come collega era meraviglioso, sempre calmo disponibile, oltre al fatto che per me lavorare con lui, che avevo scoperto in TV anni prima, è stato davvero un grande onore. Poi, lavorando tanto insieme tutti i giorni, si instaurano anche dei rapporti che vanno oltre il set, e mi ricordo una serata esilarante passata con lui e mio padre, andammo a cena fuori al Pigneto e poi Antonello ci convinse ad andare in un posto aperto anche a quell’ora, forse uno dei primi centri per massaggi cinesi, a farci un massaggio ai piedi. Capirai! Dopo cena, mezzi ubriachi, in un centro cinese aperto di notte, vi lascio immaginare quanto abbiamo riso, con i piedi ammollo nella tinozza. Poi mi prendeva sempre in giro sul set, mi chiamava Candy Candy o Heidy, perché diceva che ero troppo ingenua che non mi accorgevo di quello che mi accadeva intorno…e aveva ragione! È stata una grande perdita, sono atea ma penso e sento che Antonello è con noi sul set, lavoreremo bene e tanto proprio per lui e grazie a lui.
Un messaggio ai nostri lettori?
Penso che la cosa importante sia impegnarci ogni giorno per fare del nostro meglio, il futuro dipende da noi, cerchiamo di essere gentili ed altruisti. Io ci provo ogni giorno.
Progetti futuri?
In Autunno uscirà il mio primo romanzo INUTILMENTEFIGA (ed. Santelli), e vorrei realizzare un altro documentario che ho già scritto.
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