Intervista esclusiva a Marzia Roncacci: “L’errore più grande? Mascolinizzarmi”
Scritto da Beatrice Manocchio il Maggio 2, 2025
Determinazione, intraprendenza e coraggio: sono queste le qualità che rendono Marzia Roncacci una donna, mamma e giornalista davvero unica. Il suo percorso professionale parla da sé, così come il modo in cui ha affrontato le grandi sfide della vita, senza mai arrendersi, ma seguendo con costanza e passione la strada tracciata, obiettivo dopo obiettivo.
Oggi è una giornalista affermata, volto noto del TG2, e ha da poco pubblicato il suo primo libro, “L’invidia del pene“, confermando ancora una volta la sua capacità di mettersi in gioco con intelligenza e sensibilità.
Marzia Roncacci: donna, mamma e giornalista
Chi è Marzia Roncacci?
Una donna affermata ma sicuramente con tanti altri obiettivi e sfide. Mi ritengo anche una persona equilibrata e centrata e questo lo devo anche e soprattutto all’educazione che mi hanno dato in famiglia. Credo di essere una persona socievole, molto empatica ma sicuramente davanti alla mia intimità sono un pochino più restia.
Quali sono stati i momenti più significativi della sua carriera giornalistica e come hanno influenza la sua crescita professionale.
I più significativi sono gli inizi perché ci devi credere fortemente, fermamente, veramente con una volontà di ferro. Gli inizi per me non sono stati facili visto che io non avevo nessuno in famiglia che facesse parte del mondo del giornalismo, quindi, ho intrapreso proprio una carriera sconosciuta a casa mia. È stato un momento importante quando sono stata chiamata in radio, perché io sono nata in radio e di questo mi vanto. Chi fa radio ha un ritmo completamente diverso e te lo porti anche in televisione o in qualsiasi altro mezzo di comunicazione. Vi sono state poi delle fasi intermedie, quando ho conosciuto Gianni Bisiach, il quale mi ha sempre incoraggiato sul lavoro che io volevo fare. E poi sicuramente quando è arrivata la Rai, dove ancora lavoro che mi ha permesso delle grandissime esperienze che ancora mi porto dietro. E poi una delle fasi molto belle è quando mi è stata data la possibilità di condurre un programma la mattina su Rai 2 sempre legato al Tg2, oggi Tg2 Italia Europa. È un grande spaccato con cui ti confronti ogni giorno con il telespettatore che io ho sempre messo al primo posto. Per me va rispettato in assoluto il telespettatore, non c’è share che conti ma va rispettato il telespettatore. Quando parlo di rispetto intendo dire fare un’informazione pulita, vera, basata sui fatti e non indottrinamenti vari. È poi il telespettatore che deve farsi un’idea di quello che noi raccontiamo e diciamo. Per cui sono molto contenta di ciò che sto facendo, poi, sai, nella vita potrebbe capitare altro magari. Ho sempre avuto degli obiettivi, senza mai sgomitare o ansie particolari. Ho sempre saputo dove arrivare.
C’è stata una figura femminile che l’ha ispirata nella sua carriera?
Ho sempre guardato le giornaliste donne, molte di loro, specialmente le donne che magari erano inviate piuttosto della conduttrice del tg. Sono appassionata del mio lavoro e per me il giornalismo è on the road, quello che fai per strada, la grande esperienza che ti porti dietro, il contatto con la gente, il fiuto della notizia. Quindi ci sono state delle giornaliste molto brave che io ho guardato. Posso dire una Monica Maggioni, Lilli Gruber, la Buttiglione, Carmen Lasorella, quindi, assolutamente donne che, secondo me, sono state molto brave che hanno saputo raccontare molto bene i fatti che accadevano in un’Italia molto diversa da quella di oggi e che però ci hanno messo sempre la faccia, la passione, la forza, la volontà, la preparazione e la determinazione. Non è un lavoro che possono fare tutti, non è un lavoro per chiunque e lo dico con l’esperienza trentennale che ho. Però, se è la tua professione alla fine vieni fuori.
L’invidia del pene
Invece, lei ha scritto e pubblicato da poco il libro L’invidia del pene, titolo un po’ provocatorio. A cosa si deve la scelta del titolo e di cosa tratta?
Ho parlato a casa di questo libro, e ringrazio mio nipote diciannovenne, che io non pensavo di poter scrivere. Poi la casa editrice mi è stata dietro un anno per convincermi ma io le dissi che avrei accettato solo ad una condizione: doveva diventare un manifesto per le nuove generazioni. Perché devono capire quello che c’è alle spalle: si trovano i diritti acquisiti che non sanno da dove arrivano, c’è lavoro di tante persone dietro, di tante donne. E lo dissi, appunto, a tavola, parlando anche con mio nipote presente, rivelando il mio pensiero. Io nella mia vita ho fatto un grande errore: ho sempre cercato di mascolinizzarmi, ad un certo punto nel lavoro mi sono mascolinizzata per essere più credibile, più forte, per apparire anche più brava. Invece, la donna non deve fare questo errore. Allora mio nipote mi disse che alle radici di quello che stavo dicendo c’è L’invidia del pene, una delle teorie più importanti di Freud. Quando mi ha detto così, ho affermato: “Lo intitolo così”. Senza dubbio un titolo provocatorio che poi diventa un romanzo dedicato alla storia della donna, della società, dell’Italia, di ciò che si è evoluto e cosa no. Il tutto attraverso la carriera di una donna che effettivamente poi ce l’ha fatta, una carriera difficile è. La mia, infatti, non è stata una carriera semplice.
Lei è anche e soprattutto mamma, come è riuscita a combaciare la sua carriera con la sua vita privata?
Sicuramente non è stato facile perché io sono diventata mamma all’età di 21 anni. Tuttavia, tutto questo rimanda al fatto che io nella vita ho sempre avuto degli obiettivi. Io mi volevo laureare e volevo comunque fare la mamma, perché io non ho mai voluto mettere mio figlio in mano ad altre persone perché io volevo che crescesse con i miei valori. Per cui è stato molto difficile proprio perché ero giovanissima ma sono sempre riuscita a venirne fuori. A volte lo portavo all’università con me, l’ho mandato all’asilo all’età di due anni.
Quando oggi vedo le mamme che diventano tali a quarant’anni e spesso si lamentano di non farcela, io mi guardo indietro e rifletto: “Mamma mia io in questo senso ho fatto tanto”. Ho sempre parlato tanto con lui, ho sempre voluto un figlio indipendente, autonomo.
Ed è proprio quello che noi cerchiamo di trasmettere attraverso RID 96.8 FM e DONNE DI OGGI business&life
Certo, infatti, io sono felicissima di questa realtà che più conosco e più mi piace perché non è quella realtà al femminile che a volte viene vista come qualcosa di chiuso, di ghettizzante. È, invece, un occhio sul mondo femminile molto aperto che tratta molti argomenti, che apre le porte a tutti e credo che sia uno strumento fondamentale, una realtà meravigliosa e vorrei davvero che passasse il messaggio giusto.
Ce lo dica
È una realtà che serve alla nostra società, che fa bene alla nostra società perché è uno spazio in cui ci si costruisce dentro qualcosa e io trovo che sia una realtà costruttiva.