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Disegno di legge per affido esclusivo in caso di violenza: cosa sapere

Scritto da il Marzo 19, 2025

Nel 2025 un genitore violento non può essere considerato un buon genitore. Eppure, sono ancora tanti gli episodi che si verificano nelle abitazioni che vengono minimizzati nei tribunali civili o riferiti come con un semplice conflitto tra ex coniugi.  Attualmente, però, potrebbe essere arrivata la svolta che tutti stavamo aspettando. Il 14 marzo 2025 alla Camera è stata presentata alla stampa una proposta di legge che modifica la normativa sull’affido condiviso, introducendo la possibilità di affido esclusivo nei casi in cui un genitore abbia commesso reati gravi contro l’altro coniuge o contro i figli.

Disegno di legge

La proposta di legge (C 2227), depositata dal deputato Lorenzo Cesa (Noi Moderati-Udc) e redatta dalla senatrice Binetti, avvocato Marina Marconato, Dr. Raffaele Focaroli e Dott.ssa Simona Petrozzi, è stata illustrata alla stampa il 14 marzo e prevede modifiche agli articoli 337-quater e 337-quinquies del Codice civile. Il testo stabilisce che un genitore violento debba perdere la responsabilità genitoriale, che sarà affidata in via esclusiva all’altro genitore. La responsabilità sarà ripristinata solo in caso di assoluzione piena, vale a dire se il fatto non va a costituire reato o se l’imputato non ha commesso il fatto.

La proposta di legge va ad abbattere il principio della bigenitorialità a ogni costo, affermando, invece, che la priorità deve essere in ogni caso il benessere e la sicurezza dei bambini.

I dati aggiornati

Il disegno di legge nasce anche e soprattutto facendo riferimento agli ultimi dati riguardanti la violenza domestica. In particolare,  Save the Children ha riferito che negli ultimi cinque anni 427 mila minori hanno vissuto in contesti familiari violenti. Lo scorso anno sono state inoltrate circa 14 mila richieste di intervento per presunte violenze domestiche  e 2200 bambini hanno subito maltrattamenti.

Le parole di Simona Petrozzi

La dott.ssa Simona Petrozzi, speaker della trasmissione Sempre + Business di RID 96.8 FM, ha riferito: “La proposta di Legge n. 2227 dell’On. Cesa stabilisce, attraverso la modifica dell’art. 337 -quater e 337-quinquies del codice civile che, nei casi in cui uno dei due genitori abbia agito condotte riconducibili alla violenza fisica, psicologica, sessuale, perda la responsabilità genitoriale che sarà garantita, in via esclusiva, all’altro genitore. La norma colma un vuoto legislativo stabilendo che l’esercizio delle facoltà genitoriali sia concesso soltanto al genitore che non abbia agito violenza verso l’altro genitore o verso i figli”.

“Inoltre, solo in caso di assoluzione per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato, il tribunale può valutare, il ripristino della responsabilità genitoriale in capo al genitore che la abbia perduta. – ha aggiunto – Un genitore violento non è un buon genitore ed il genitore vittima rappresenta la figura protettiva capace di mitigare le ripercussioni negative subite dai figli, per tale ragione, la frequentazione dei figli dovrà avvenire previa valutazione dell’adeguatezza, della volontà del minore e solo in ambito protetto In Italia 1 minore su 4 ha assistito all’uccisione di un genitore per mano dell’altro ed 1 su 3 ha assistito alla violenza di un genitore contro l’altro ed è a rischio di emulare il genitore violento o di divenire vittima di violenza nelle future relazioni”.

Continua: “La proposta di legge dell’ Cesa mira ad interrompere con assoluta tempestività il circuito della violenza, nel rispetto della normativa nazionale ed internazionale, dei principi costituzionali e di quelli universalmente riconosciuti. La norma in esame polverizza le distorsioni ancora attuali nell’ambito dei giudizi civili laddove vi siano narrazioni di violenza contribuendo alla diminuzione dei reati violenti in ambito familiare nonché dei danni alle vittime, realizzando, fra l’altro, un significativo risparmio economico sia pubblico che dei singoli soggetti coinvolti. Le vittime di violenza hanno fretta ed hanno necessità di ricevere la dovuta protezione da parte dello Stato e delle istituzioni”.

Prosegue: “In ambito civile, nelle cause di affidamento dei minori, si assiste difatti ad una minimizzazione della violenza, specialmente della violenza psicologica, che precede sempre quella fisica, e di quella economica, parimenti devastante. Nelle aule di giustizia la violenza è declassata troppo spesso a mero conflitto di coppia e ciò induce i tribunali a promuovere il diritto alla bigenitorialità, sancito dalla L. 154 del 2006 che disciplina l’affido condiviso, determinando un blackout del sistema laddove si costringa un minore a frequentare un genitore abusante, fatto che provoca traumi, rischi e danni a breve medio e lungo termine”.

Il principio della bigenitorialità, tuttavia, deve retrocedere rispetto a diritti primari quali quello alla salute fisica e psicologica delle vittime. Un soggetto violento in famiglia, che si renda responsabile di azioni che pongono a rischio la sana crescita emotiva e fisica della prole, non può essere considerato un genitore adeguato.

La nuova proposta dell’On. Cesa è in linea con la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia con la L. 77/2013 e con le Raccomandazioni del Grevio e del Parlamento europeo, nonché con la recentissima ordinanza della Cassazione n. 4595 del 21.2.25 la quale attesta che ove siano allegati, in un procedimento di affidamento dei figli minori, comportamenti aggressivi o violenti di un genitore nei confronti dell’altro, il giudice deve necessariamente indagare per verificare se questi comportamenti sono stati effettivamente tenuti e la loro incidenza sulla relazione familiare…omissis… perché la violenza spezza il clima di fiducia e reciproca collaborazione tra i genitori, essenziale ai fini di una corretta attuazione dell’affidamento condiviso tribunale civile non può trascurare le allegazioni di violenza al fine di valutare nel caso concreto il best interest del minore nonché l’idoneità del genitore a svolgere adeguatamente il suo ruolo.  La relazione violenta deve essere interrotta il prima possibile. Non si può rimanere accanto a chi ci fa del male”. Ha concluso.

Simona Petrozzi alla Camera

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